RECOVERY PLAN & START-UP

Negli ultimi mesi si è acceso il dibattito inerente ai nuovi fondi elargiti dalla Comunità Europea al nostro bel paese. Non siamo gli unici beneficiari ma dovremmo essere tra i paesi che trarranno maggiori benefici (scusate il gioco di parole) da queste nuove misure adottate per fare fronte alla grave crisi economica scaturita dalla situazione di emergenza che stiamo passando nell’ultimo anno e mezzo.
Il Ministero dello sviluppo economico (MISE) ha inserito l’abbattimento di costi e tempi per l’avvio di startup e imprese, ma anche misure di incentivazione per entrare in una logica scale-up e ridurre la frammentazione tipica della catena di valore in Italia, tra i progetti proposti per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Recovery plan) per PMI e startup. Il testo del piano non ha subito particolari modifiche negli ultimi mesi nonostante il passaggio di consegne ai vertici del governo tra Giuseppe Conte e Mario Draghi, dimostrando tutto sommato una certa continuità d’intenti tra le due amministrazioni.
LE PROPOSTE DEL RECOVERY PLAN
Le misure per le startup non faranno sicuramente la parte del leone nel documento per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza - Recovery Plan, ma se attuate concretamente potrebbero semplificare di molto la vita delle imprese innovative e delle PMI italiane. Il ministero conta di mettere a disposizione quasi 2 miliardi e mezzo per accompagnare il rilancio dell’impresa italiana dalla nascita alla fase di maturità, insistendo sui sette tematiche principali:
1. Zero costi e tempi zero per costituire una startup
Il primo punto prevede, in attuazione della direttiva 1151/2019, che le micro SRL possano essere costituite anche online, sulla base di uno statuto standard approvato dal Ministero, nel rispetto completo dei principi di legalità, compresa la verifica antiriciclaggio, riportante la firma digitale dei costituenti a norma del regolamento E-idas dell’UE. Si realizzerebbe così un risparmio in fase di avvio dell’impresa di almeno 2.000 euro e l’abbattimento dei tempi morti, con l’immediata costituzione della società.
2. Avvio immediato e telematico dell’attività
L’obiettivo è migliorare il funzionamento degli Sportelli Unici per le attivita' Produttive (SUAP) per dare reale attuazione dell'obiettivo del once only: un unico repository per la documentazione dell'impresa, che dovrà fornirne prova una sola volta. Il funzionamento del SUAP quale alimentatore di tale repository (il fascicolo d'impresa) sarà assicurato dall'aggiornamento delle regole tecniche e dalla applicazione su tutto il territorio nazionale per tutti i circa 8.000 comuni italiani, delle medesime modalità di ricezione e trasmissione delle istanze e della relativa documentazione da parte delle imprese verso gli enti terzi ed il fascicolo d'impresa.
3. Deburocratizzazione delle fasi di starting dell’impresa
Il terzo punto è strettamente legato al precedente: l’amministrazione avrà a disposizione in unica repository il complesso delle informazioni relative ai soggetti, all’oggetto ed alle localizzazioni delle attività economiche, la responsabilità del procedimento, sgravando pertanto l’imprenditore da allegazioni, autocertificazioni, dichiarazioni sostitutive. Ciò consentirà l’effettività dell’interlocutore unico e dell’impresa in un giorno, risolvendo il grave gap del doing buiness in Italia.
La realtà dei fatti però, come in ogni storia italiana che si rispetti, si è momentaneamente rivelata differente: su questo punto si sono scatenate forti polemiche in fase di attuazione poiché pare che il passaggio dal notaio (dispendioso in termini di soldi e tempo) dovrà obbligatoriamente compiersi anche in caso di costituzione telematica, ma nelle prossime settimane tratteremo l’argomento nello specifico con un ulteriore approfondimento.
4. Logica scale-up
Il quarto punto è maggiormente dedicato alle startup innovative, con politiche di incentivazione per circa 1 miliardo. Il MISE intende sostanzialmente rafforzare lo Startup Act implementando gli attuali strumenti di sostegno al debito, espandendo gli incentivi per gli investimenti in equity a favore del finanziamento e per la crescita delle startup ad alto potenziale innovativa, accompagnando l’investimento in capitale con incentivi fiscali agli investimenti in equity e con azioni di supporto.
5. Aggregazione delle micro, piccole e medie imprese
Il quinto punto del programma del dicastero riguarda la crescita dimensionale attraverso la promozione di un modello organizzativo che superi la frammentazione tipica italiana della catena del valore, attraverso lo strumento del contratto di rete, e, contemporaneamente, favorisca l’iniezione di capitale pubblico nelle iniziative private ritenute strategiche e l’attivazione di un sistema collegato di formazione, ricerca e innovazione. Lo strumento attuativo identificato per tale iniziativa è in primis quello esistente quale contratto di sviluppo per reti/filiere, cui si aggiungono strumenti di equity o simil-equity per la partecipazione al soggetto giuridico contratto di rete.
Il MISE pensa ad un fondo ad hoc istituito presso un attore nazionale (probabilmente Cassa Depositi e Prestiti - equity) che agisca come partner finanziatore e attivatore di sviluppo per specifici territori (ad esempio, aree di crisi o aree di riconversione o aree ad alto potenziale attrattivo), per complessivi 200 milioni, ed un fondo rotativo di circa 700 milioni attraverso forme di apporto diretto di capitale pubblico alle iniziative partenariali.
6. Export delle imprese
È prevista inoltre una politica di accompagnamento delle PMI ai mercati esteri con una dotazione di 123 milioni, che secondo i calcoli econometrici potrebbe portare un indotto export di circa 30 miliardi.
7. Responsabilizzazione “verde” di impresa, consumatore e mercato
Si tratta di un “bollino verde” assegnato ad esito della redazione e del deposito del green budget. Questo settimo ed ultimo punto del documento prevede due elementi connessi tra di loro:
· la redazione da parte delle imprese di un bilancio verde, nel quale sono indicate le esternalità negative e positive, per raggiungere un equilibrio di bilancio, da depositare presso il registro delle imprese;
· l’assegnazione di un bollino verde di diversa gradazione, che sia di indirizzo per il consumatore eco-friendly e per il mercato (compreso soprattutto il settore pubblico, erogatore, agevolatore o stazione appaltante).
Per realizzarlo concretamente occorrono una serie di step:
· individuazione di indicatori oggettivamente valutabili per la redazione delle voci del green budget;
· definizione di un algoritmo di IA di trasparenza per il calcolo del netto di bilancio ed assegnazione del punteggio “green”;
· realizzazione di una sezione del registro delle imprese per la pubblicazione dei green budget;
· pubblicità del bollino verde di differente gradazione sulla base del punteggio assegnato dall’algoritmo.
IL FONDO NAZIONALE INNOVAZIONE
Un ruolo chiave in affiancamento al disegno del recovery plan nazionale sicuramente lo avrà il Fondo Nazionale Innovazione che recentemente ha presentato le sue linee guida di investimento per il programma finanziario e piano industrial 2020-2022 che può contare su una dotazione di fondi di circa un miliardo di euro, coordinato da Cassa Depositi e Prestiti e dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Sono quattro i fondi già attivi: due per start up e pmi innovative, di cui uno specifico per il Mezzogiorno; un terzo investe in fondi di venture capital; il quarto a favore di acceleratori di impresa e di start up ad alto contenuto tecnologico e in settore ad alto potenziale di crescita. Lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico ha focalizzato l’attenzione sul tema imprese e startup, punti cardine su cui veicolare la ripresa all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità, con misure ed incentivi per rilanciare l’imprenditoria (anche quella di stampo giovanile) e fornire nuovi incentivi per la ricerca e lo sviluppo. Particolare attenzione è stata data sul pacchetto di iniziative e progettualità che costituirà Impresa 4.0 Plus con un importante focus sulle tecnologie di frontiera: intelligenza artificiale applicata all’impresa, blockchain, internet etc. etc.
IL DECRETO RILANCIO
Il DL Rilancio ha invece introdotto un’agevolazione per gli investimenti in startup e PMI innovative che consiste in una detrazione fiscale del 50%. Vediamo assieme come funziona e a chi spetta, ma anche i fronti critici.
· Agevolazioni per gli investitori prima del DL Rilancio
Concentrandoci sugli incentivi fiscali rivolti agli investitori, il principale riferimento è l’art. 29 del Decreto Legge n.179/2012 che già a partire dal 2013 ha previsto una detrazione IRPEF ed una deduzione IRES per gli investimenti in startup innovative. L’art. 4 del Decreto Legge n.3/2015 ha poi richiamato tali agevolazioni prevedendone l’applicazione anche per le PMI innovative, così come definite e disciplinate dallo stesso Decreto.
Ad oggi le norme citate prevedono una detrazione per i soggetti IRPEF pari al 30% del capitale investito, con un limite annuo di investimento detraibile di euro 1.000.000 e, per gli investitori soggetti IRES, una deduzione pari al 30% degli investimenti, con limite annuo di 1.800.000 euro. In entrambi i casi l’investimento deve essere mantenuto per almeno 3 anni, pena la decadenza dell’agevolazione e il conseguente obbligo di restituzione del beneficio indebitamente ottenuto maggiorato degli interessi legali.
Ogni startup o PMI innovativa potrà ottenere conferimenti ammissibili per un totale di euro 15.000.000 e dovrà produrre apposita certificazione da consegnare all’investitore entro 60 giorni dall’investimento per attestare di non aver superato tale limite, oppure specificando l’ammontare agevolabile in caso di sforamento parziale. Per startup e PMI Innovative si intendono le società di capitali residenti in Italia iscritte nell’apposita sezione speciale del Registro delle Imprese e che quindi rispondono a determinati requisiti in termini dimensionali, di forza lavoro, contenuto innovativo, ecc.
Il DL Rilancio ha invece introdotto un’agevolazione per gli investimenti in startup e PMI innovative che consiste in una detrazione fiscale del 50%. Vediamo assieme come funziona e a chi spetta, ma anche i fronti critici.
· La detrazione del 50%: come funziona
Al fine di rafforzare ulteriormente l’ecosistema delle startup e PMI innovative, dal punto di vista fiscale l’art. 38 del Decreto Legge n. 34/2020 (c.d. Decreto Rilancio) ha previsto una nuova agevolazione sulla scia degli incentivi già in essere nel nostro ordinamento, ma parallela e del tutto autonoma. L’agevolazione è rivolta esclusivamente ai soggetti IRPEF e prevede una detrazione pari al 50% del capitale investito in startup e PMI innovative, purché l’investimento sia mantenuto per almeno 3 anni.
Gli investimenti agevolabili sono quelli effettuati successivamente al 1 gennaio 2020 e a partire dall’esercizio successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019. Al contrario di quanto previsto per le agevolazioni ordinarie, la detrazione del 50% introdotta dal Decreto Rilancio spetta esclusivamente in caso di investimenti diretti da parte di soggetti IRPEF, ovvero per il tramite di organismi di investimento collettivo del risparmio che investano prevalentemente in startup o PMI innovative (OICR). Non è dunque possibile beneficiare della detrazione al 50% in caso di investimenti tramite veicoli costituiti sotto forma di società di capitali. Un’indicazione importante da considerare perché chiude le porte ad uno dei principali strumenti di investimento utilizzato dai business angels organizzati in club deals con la costituzione di società veicolo.
· I limiti dell’agevolazione
Se a una prima lettura le nuove misure sembrano essere particolarmente favorevoli, è però necessario considerare anche i limiti che pongono, senza dimenticare che gli investitori si sono già visti negare l’annunciato incremento delle percentuali di detrazione per gli investimenti in startup e PMI Innovative dal 30% al 40% mai ratificato dalla Commissione Europea.
Primo tra tutti il limite quantitativo, notevolmente ridotto rispetto agli incentivi ordinari, per cui l’investimento massimo agevolabile annuo non potrà superare, per ciascun investitore, euro 100.000 nel caso di startup ed euro 300.000 nel caso di PMI. A questo si aggiunge la previsione per cui il beneficio fiscale ottenuto dall’investitore (50% dell’investimento) rientrerà, per la startup o PMI, nel novero dei c.d. aiuti in regime de minimis.
Infine, il Decreto Ministeriale del 28 dicembre 2020, in attuazione delle disposizioni contenute nell’art. 38 del Decreto Rilancio, ha previsto una serie di obblighi comunicativi a carico delle startup e PMI Innovative al fine di garantire il rispetto dei citati limiti de minimis.
· Che cosa è il regime de minimis?
Il regime c.d. de minimis, disciplinato dal Regolamento UE n. 1407/2013, prevede un particolare meccanismo di deroga che permette agli Stati membri di erogare alle imprese residenti aiuti di modico importo evitando il complesso iter di notifica alla Commissione Europea previsto per la concessione di Aiuti di Stato (cui sono stati sottoposti invece gli incentivi ordinari, che pertanto non ricadono nel regime).
L’importo massimo di aiuti in de minimis concedibili nel corso di tre esercizi finanziari è di 200.000 euro per ciascuna Impresa Unica (intesa come l’insieme delle imprese fra le quali esiste almeno una delle seguenti relazioni):
- un’impresa detiene la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti o soci di un’altra impresa;
- un’impresa ha il diritto di nominare o revocare la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione, direzione o sorveglianza di un’impresa;
- un’impresa ha il diritto di esercitare un’influenza dominante su un’altra impresa in virtù di un contratto concluso con quest’ultima oppure in virtù di una clausola statutaria di quest’ultima;
- un’impresa azionista o socia di un’altra impresa controlla da sola, in virtù di un accordo stipulato con altri azionisti o soci dell’altra impresa, la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti o soci di quest’ultima).
Oltre al limite annuo posto in capo all’investitore ci si trova dunque di fronte ad un ulteriore massimale da rispettare, in questo caso in capo alla startup o PMI, e più in generale alle imprese del gruppo cui la stessa appartiene. Supponendo infatti che l’impresa non abbia beneficiato di aiuti de minimis di altro tipo (è bene ricordare infatti che nel regime de minimis ricadono diverse categorie di aiuti concessi alle imprese, come contributi per la formazione del personale, sgravi contributivi INPS, ecc.), per non sforare il tetto di euro 200.000, gli investimenti agevolabili al 50% potranno attestarsi su un massimo di euro 400.000 per ciascun triennio (sulla parte eventualmente eccedente sarà comunque possibile beneficiare delle detrazioni ordinarie al 30%, alternative rispetto alle nuove disposizioni).
· Gli obblighi comunicativi per startup e PMI innovative
Al fine di assicurarsi che i limiti di cui sopra siano rispettati, il Decreto Ministeriale 28 dicembre 2020 ha previsto una serie di obblighi comunicativi da adempiere in via preventiva rispetto all’effettuazione dell’investimento. In deroga a quanto appena descritto gli investimenti effettuati nel 2020 e nelle more del decreto attuativo saranno comunicati ex-post, entro e non oltre il 30 Aprile 2021.
In particolare, startup e PMI dovranno predisporre un’istanza online accedendo alla piattaforma informatica “Incentivi fiscali in regime de minimis per investimenti in start-up e PMI innovative” messa a disposizione dal MiSE. Tale istanza, resa sotto forma di dichiarazione sostitutiva ai sensi del DPR 445/2000, dovrà contenere indicazioni in merito a:
1. elementi identificativi dell’impresa beneficiaria, dell’investitore e, nel caso di investimento indiretto, dell’OICR;
2. ammontare dell’investimento che il soggetto investitore intende effettuare; ammontare della detrazione che il soggetto investitore intende richiedere.
Una volta predisposta e inoltrata l’istanza, il MiSE provvederà a verificare il rispetto dei massimali de minimis tramite il Registro Nazionale degli aiuti di stato, notificando l’esito sia all’impresa beneficiaria che all’investitore. Un eventuale esito negativo preclude la possibilità di fruire delle agevolazioni in esame, ma se dalla verifica risulta un utilizzo solo parziale dei massimali de minimis, l’impresa, al fine di beneficiare di investimenti agevolabili per la quota ancora disponibile, sarà tenuta a presentare una nuova istanza.
Con riferimento all’investitore, la comunicazione della detrazione ricevuta andrà indicata nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in cui l’investimento si considera effettuato.
· Troppa complessità rischia di diventare un deterrente
Se da una parte la nuova agevolazione incentiva l’investimento in startup e PMI innovative, soprattutto da parte dei piccoli investitori (considerando i ridotti limiti quantitativi), dall’altra la complessità di gestione del regime de minimis e degli obblighi comunicativi richiesti a startup e PMI rischia di agire da deterrente, precludendo agli investitori la possibilità di beneficiare delle detrazioni potenziate. È bene precisare infatti che l’impresa beneficiaria può decidere se utilizzare il massimale di aiuti de minimis per concedere agli investitori la detrazione del 50%, oppure conservare lo stesso per incentivi di altro tipo. L’investitore dovrà quindi assicurarsi che sia intenzione dell’impresa concedere la possibilità di usufruire della detrazione al 50%, nonché assicurarsi che la stessa abbia abbastanza plafond disponibile rispetto ai 200.000 previsti dal regime de minimis nel corso di ogni triennio.
A tutti gli effetti un ribaltamento della situazione in cui è l’investitore che sceglie l’impresa in cui investire, e non viceversa. È stato quindi avviato un dialogo con le istituzioni e il Ministero dello sviluppo economico per fare in modo che siano gli investitori a determinare, con il loro investimento, la detrazione del 50% e che non sia l’impresa a decidere per loro, come accade con l’attuale impianto normativo. Per l’investitore è dunque consigliabile effettuare in via preventiva i dovuti accertamenti al fine di assicurarsi la possibilità di raggiungere i propri obiettivi di ottimizzazione fiscale (facendosi consegnare idonea documentazione a supporto tra cui bilancio d’esercizio, visura camerale, ecc.), mentre per la startup o PMI innovativa risulta fondamentale avvalersi di esperti in grado di supportare al meglio la gestione degli obblighi comunicativi connessi al regime de minimis, in modo da poter garantire ai propri investitori trasparenza e chiarezza.
LA LEGGE DI BILANCIO 2021
Ulteriori fondi sono stati stanziati, come aiuto parallelo al Recovery Plan, con la Legge di Bilancio 2021, la quale ha confermato i principali fronti di azione del Governo con particolare attenzione a sanità, sostegno alle imprese e alle famiglie, e al mondo del lavoro, con uno specifico riguardo verso i giovani e le donne. La Manovra prevede un programma di investimenti di oltre 50 miliardi in 15 anni. Una manovra fortemente espansiva, da quasi 40 miliardi in termini di indebitamento netto: circa 24 miliardi derivanti da interventi previsti nella Legge di bilancio a cui si aggiungono oltre 15 miliardi derivanti dall’impiego delle risorse previste dal programma Next Generation EU.
Per ciò che riguarda il lato imprese e lavoro, che è l’argomento principale della nostra chiacchierata di oggi, le novità più interessanti riguardano la possibilità, per chi assumerà giovani sotto i 35 anni o donne senza limiti d’età, di avere contributi integralmente pagati dallo Stato.
È stata ulteriormente prorogata la moratoria sui prestiti alle imprese, rifinanziato il Fondo Centrale di Garanzia PMI, con estensione della copertura al 90% ed al 100% fino a giugno 2021, e rafforzato l’intervento di Sace attraverso Garanzia Italia, estesa anche alle medie imprese fino a 499 dipendenti. La Legge potenzia e prolunga anche per due anni il programma Transizione 4.0, rifinanzia la “nuova Sabatini” per 370 milioni di euro e, con un miliardo di euro, proroga anche per il 2021 il credito d’imposta per gli investimenti nelle regioni del Mezzogiorno e, con altri 2 miliardi complessivi, le misure per l’internazionalizzazione delle imprese.
Sono quindi tante le agevolazioni e le novità per PMI e start-up, tra le quali ricordiamo:
· Proroga fino al 30 giugno 2021 la moratoria straordinaria sui mutui, finanziamenti e leasing delle PMI, già prevista dal Decreto Legge c.d. “Cura Italia”. Per le imprese che beneficiano già della moratoria alla data di entrata in vigore della legge, la proroga avviene automaticamente senza alcuna formalità.
· Rifinanziamento e quindi riconferma dell’operatività, fino al 30 giugno 2021, degli strumenti già previsti dal decreto Liquidità: Fondo di Garanzia per le PMI, Garanzia Sace e Fondo Simest.
· Riconoscimento di un credito di imposta pari al 50% per le PMI che hanno deliberato ed eseguito un aumento di capitale sino al 30 giugno 2021. Affinché sia riconosciuto il credito d’imposta, comunque non oltre il limite di 800mila euro, è necessario che la PMI in questione non sia risultata in difficoltà alla data del 31 dicembre 2019, abbia registrato ricavi compresi tra i 5 milioni di euro ed i 50 milioni di euro, non operi nei settori bancari, finanziari ed assicurativi e abbia subito, a causa del Coronavirus e nel bimestre marzo-aprile 2020, una riduzione dei ricavi di oltre il 33% rispetto allo stesso bimestre del 2019. Si precisa altresì che la distribuzione di qualsiasi tipo di riserve prima del 1° gennaio 2025 comporta la decadenza dal beneficio.
· Per le perdite emerse durante l’esercizio fino al 31 dicembre 2020 causate del Covid, è consentito alle società di capitali rinviare sino all’assemblea che approva il bilancio del quinto esercizio successivo la riduzione del capitale sociale, sia nella fattispecie di riduzione di oltre un terzo del capitale in conseguenza di perdite sia nella fattispecie di ricostituzione del capitale eroso per perdite oltre il limite legale.
· Fondo destinato a promuovere e sostenere l’avvio ed il rafforzamento dell’imprenditoria femminile e a massimizzare il contributo qualitativo e quantitativo delle donne allo sviluppo economico e sociale del paese.
· Fondo destinato a promuovere nuova imprenditorialità e sviluppo di imprese del settore creativo, ossia attività dirette allo sviluppo, creazione, produzione, diffusione e conservazione di beni e servizi che costituiscono espressioni culturali, artistiche o altre espressioni creative.
· Fondo per le imprese che intraprendono una nuova iniziativa economica nelle cosiddette Zone Economiche Speciali. In particolare, l’imposta sul reddito derivante dallo svolgimento dell’attività nella ZES è ridotta al 50% a decorrere dal periodo d’imposta nel corso del quale è stata intrapresa la nuova attività e per i 6 periodi d’imposta successivi, previo mantenimento dell’attività nella ZES per almeno 10 anni, e conservazione dei posti di lavoro creati nell’ambito dell’attività avviata nella ZES per almeno 10 anni.
· Fondo per gli interventi nel capitale di rischio delle PMI al fine di sostenere sviluppo, accrescere la competitività e rafforzare la filiera del settore aeronautico nazionale, della chimica verde nonché della fabbricazione di componenti per la mobilità elettrica e la produzione di energia da fonti rinnovabili.
· Estensione fino al 30 giugno 2021 della possibilità per le società di accedere al Fondo Patrimonio PMI gestito da Invitalia, fondo che opera attraverso la sottoscrizione di obbligazioni e titoli di debito di nuova emissione. Il Fondo è rivolto alle PMI che abbiano deliberato ed eseguito un aumento di capitale pari ad almeno 250mila euro, dove l’ammontare massimo dei titoli sottoscritti è commisurato al minore tra 3 volte l’ammontare dell’aumento di capitale eseguito, e il 12,5% del fatturato 2019.
· Proroga fino al 31 dicembre 2021 del credito d’imposta per beni strumentali nuovi, definito in misura diversa a seconda della tipologia di beni agevolabili, ossia “beni materiali 4.0”, “beni immateriali 4.0” e “beni materiali e immateriali ordinari”.
· Proroga fino al 31 dicembre 2021 del credito d’imposta per gli investimenti in R&S ed innovazione, ossia per attività di ricerca e sviluppo, attività di innovazione tecnologica, attività di design e ideazione estetica e attività di innovazione tecnologica destinate alla realizzazione di prodotto o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati.
· Proroga fino al 31 dicembre 2021 del credito d’imposta per attività di formazione del personale dipendente, svolte per acquisire e consolidare le conoscenze delle tecnologie previste dal piano Industria 4.0.
· Riconfermata la cosiddetta “legge Sabatini”, agevolazione che sostiene gli investimenti per acquistare o acquisire in leasing macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo e hardware nonché software o tecnologie digitali. In particolare, il finanziamento deve essere compreso tra i 20mila euro e i 4 milioni di euro per impresa beneficiaria a copertura del 100% dei costi ammissibili.
· A partire dall’1 gennaio 2021, è previsto anche per i fondi OICR di diritto estero il regime di esenzione per i dividendi e per i capital gains sulle partecipazioni qualificate realizzate in Italia, al pari dei rispettivi fondi di diritto italiano.
· In caso di aggregazioni aziendali risultanti da fusioni, scissioni o conferimenti d’azienda è consentita, rispettivamente, al soggetto risultante dalla fusione o incorporante, al beneficiario e al conferitario la trasformazione in credito d’imposta di una quota di attività per imposte anticipate (le c.d. DTA) riferite a perdite fiscali e eccedenze ACE maturate fino al periodo d’imposta precedente a quello in corso alla data di efficacia giuridica dell’operazione e non ancora utilizzate in compensazione o trasformate in credito d’imposta a tale data. In particolare, le aggregazioni aziendali devono essere deliberate dall’assemblea dei soci tra il 1° gennaio 2021 ed il 31 dicembre 2021. L’importo massimo di DTA che può essere trasformato da ciascun soggetto è pari al 2% della somma delle attività dei soggetti partecipanti alla fusione o alla scissione.
· Proroga fino al 31 dicembre 2021 del credito d’imposta per le spese di consulenza relative alla quotazione delle PMI in un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione.